Nell’ecosistema digitale odierno, la capacità di gestire in modo strutturato i dati di prodotto e gli asset digitali è ciò che distingue le aziende realmente pronte al mercato da quelle che rincorrono la complessità.
In questa puntata di Ecommerce Jungle, incontriamo Antonio Comelli, Partner Manager di Thron, per approfondire il valore strategico delle piattaforme PIM e DAM e il loro ruolo come strumenti chiave nella digital transformation di ogni progetto ecommerce.
Ogni brand produce quotidianamente migliaia di immagini, video, documenti tecnici, schede prodotto, materiali di marketing. Senza una regia, il risultato è il caos: file duplicati, versioni obsolete, informazioni incoerenti tra ecommerce, sito istituzionale e canali social.
Qui entrano in gioco PIM (Product Information Management) e DAM (Digital Asset Management): due tecnologie complementari che centralizzano e strutturano i contenuti aziendali, garantendo consistenza, efficienza e tracciabilità.
Il DAM governa tutto ciò che è media — immagini, video, documenti — mentre il PIM organizza e arricchisce i dati di prodotto, dagli attributi tecnici alle descrizioni multilingua. Insieme, costituiscono la base solida su cui costruire un’esperienza omnicanale coerente e aggiornata.
Il valore di queste piattaforme cresce quando vengono integrate nei flussi aziendali. Come spiega Comelli, Thron opera come un vero system integrator, dialogando con CMS (WordPress, Drupal, Storyblok), piattaforme ecommerce (Shopify, Magento, Adobe Commerce, BigCommerce, Shopware) e tool di produttività.
Questa integrazione consente a marketing, commerciale e forza vendita di lavorare sugli stessi dati, eliminando la frammentazione informativa e migliorando la collaborazione interna ed esterna con agenzie, fotografi, traduttori o rivenditori.
L’impatto di un PIM+DAM ben implementato è misurabile: secondo una ricerca commissionata da Thron a Forrester, le aziende risparmiano fino a tre mesi/uomo all’anno nelle attività di ricerca, preparazione e distribuzione dei contenuti.
Un vantaggio che si traduce in riduzione del time-to-market, maggiore agilità e garanzia di uniformità dei dati su tutti i touchpoint digitali.
Le soluzioni più evolute, come Thron, sfruttano già l’AI per automatizzare la classificazione delle immagini, la generazione di descrizioni multilingua e la gestione semantica dei contenuti.
Non per sostituire le persone, ma per liberarle da attività ripetitive e permettere loro di concentrarsi sul valore creativo e strategico dei contenuti.
Centralizzare i dati di prodotto e gli asset digitali significa costruire la single source of truth su cui basare decisioni e strategie. È il presupposto per un ecommerce data-driven, capace di personalizzare le esperienze e ottimizzare continuamente le performance dei canali.
L’evoluzione dei sistemi PIM e DAM sta portando le aziende verso un nuovo equilibrio: meno tempo speso nella gestione, più tempo dedicato all’innovazione e al miglioramento dell’esperienza utente.
Perché, come ricorda Comelli, “la tecnologia non deve sostituire le persone, ma permettere loro di lavorare meglio”.